Guerra climatica: e' in atto: parla il Generale Fabio Mini

Siamo in piena guerra dell’informazione da cui, di riflesso, scaturiscono tutte le altre guerre. Una guerra a colpi di mezze verità, bufale, bufale su verità, verità su bufale con tutti i vari incroci ed intrecci che ne derivano. Il diavolo si diverte da sempre a mischiare le carte in tavola con grandi verità condite da grandi porcate e grandi menzogne che, tra le righe, nascondono verità.

Ad aggiungersi a tutto questo Caos dell’informazione (o disinformazione ‘necessaria’ al potere), mi viene in mente l’algoritmo anti-bufale messo a punto da Google che, in sostanza, ci dice: le bufale le decido io, tutto il resto è la verità, ovvero informazione (o disinformazione) ufficiale e pre-confezionata. Google/Alphabet si aggiudica l’onore (o l’onere?) di essere il Verbo dei nostri tempi. La Verità vi renderà… schiavi. Siamo a posto.

In questo clima di guerra all’ultimo scoop e bombardamento mediatico propagandista, spunta un tema che sta a cuore a tutti, di cui ci si preoccupa o di cui si ride. Le scie chimiche, il clima impazzito, la guerra climatica o ambientale innaffiata ogni giorno dalla guerra della disinformazione.

Le scie chimiche associate al clima impazzito ed a fenomeni di manipolazione di disastri naturali come terremoti, tsunami, cataclismi e siccità non sono più materia di ‘bufale’.

Parla il Generale Fabio Mini, esperto di geopolitica

“E’ guerra climatica, clima modificato con agenti chimici”. Una vera e propria guerra ambientale già in atto.

Se a dirlo con una certa convinzione (per i comuni mortali) si rischia di passare per pazzi, non dirlo fa parte di una delle regole del ‘segreto’ militare.

Lo dichiara Fabio Mini, che è tutto tranne che l’uomo qualunque. E’ Generale dell’Esercito in ausiliaria ed è stato responsabile del Reclutamento, della Riserva e dell’Organizzazione territoriale dell’Esercito Italiano, nonché Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e Comandante della Missione Internazionale in Kosovo nel suo ultimo incarico. Ha scritto e curato diversi libri incentrati su Sicurezza Internazionale, Strategia, Forze Armate e Storia Militare. Collabora con Limes, La Repubblica e l’Espresso ed è stato ospite in programmi come Anno Zero, Alan Friedman Show, UnoMattina e di diverse emittenti radio.

E’ decorato delle massime onorificenze italiane e di alti riconoscimenti internazionali e ci tiene a sottolineare che le nostre Forze di Sicurezza, i generali e i politici non sono sempre stati come quelli odierni. Attualmente, promuove studi e interventi umanitari. Fabio Mini, laureato in scienze strategiche e scienze umanistiche, ha svolto il suo lavoro in operazioni psicologiche di alto livello ed è oggi uno dei più grandi conoscitori delle questioni geopolitiche e militari.

Dal 2007, affronta la delicata questione delle armi di nuova generazione, destinate a provocare disastri solo apparentemente naturali. Ha osservato che le scie chimiche che segnano i nostri cieli non sono affatto “di condensa” chiarendo ogni dubbio in merito.

Il Generale Mini spiega che c’è qualcosa di più della classica disinformazione dei media: in ambito militare esiste una pratica chiamata ‘denial of service’ in base alla quale non solo occorre negare l’evidenza, la verità e la realtà ma bisogna negare anche l’informazione. “Negare l’informazione è già, di per sé, un atto di guerra” ammette.

Le persone e interi Paesi non devono essere informati e, a volte, questa regola porta a vere catastrofi come nel caso dello tsunami in Indonesia. Si poteva avvertire quella gente ma si sono verificate interruzioni nella trasmissione delle informazioni per via di anelli mal funzionanti o volutamente non funzionanti che hanno impedito la comunicazione. Si torna al punto di partenza: la guerra dell’informazione a tutti i livelli.


La nuova arma di distruzione di massa: la bomba climatica.

“Si sta lavorando a quest’arma di distruzione in segreto per ottenere vantaggi inimmaginabili su scala mondiale. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi”. Uno scenario alla Orwell, roba da fantapolitica che fantapolitica non è.

E’ il risultato reale di certe progettazioni in materia di tecnologie militari che la gente non può e non deve conoscere.

In campo militare non esiste una moralità che impedisca di varcare un certo limite. “Ciò che si può fare si fa” spiega il Generale. Si supera il concetto stesso di moralità: per ottenere un vantaggio, si usano tecnologie “senza fare test sufficienti”. Una possibilità viene sperimentata per verificarne gli effetti direttamente sul ‘campo’.

La capacità di condizionare l’ambiente è una realtà in campo militare: altera o provoca tornado, terremoti, tsunami, uragani. Si controlla il clima, lo spazio atmosferico e si conducono operazioni belliche in sicurezza. S’irrorano le nubi con ioduro d’argento, polimeri e altre sostanze chimiche per spostarle o dissolverle.

Il Generale racconta del “Progetto Seal” avviato con fondi americani e inglesi nel 1946 per indurre piccoli tsunami. Lo scienziato che conduceva gli esperimenti in Australia, Thomas Leech, si spaventò e bloccò il lavoro ma sicuramente quegli esperimenti furono ripresi e perfezionati in seguito. Con l’articolo su Limes, Mini divulgò il progetto dell’Aeronautica Militare Statunitense risalente al 1995.

Frequenza delle scie in aumento

La frequenza delle scie nei nostri cieli di varie forme, dimensioni e colori si è intensificata e tutti, dai Militari dell’Aeronautica alla stampa, ai servizi meteo, scienziati e ministri, sono d’accordo nell’ammettere che si tratta di un fenomeno normale, giustificato dal ‘traffico aereo intensificato’. Per il Generale Mini non è così. E’ un fenomeno anomalo.

Durante la guerra In Kosovo – ricorda Mini – la manipolazione delle nubi aveva un’importanza strategica ed è stata attuata. Si possono creare o dissolvere artificialmente e rappresentano uno strumento di guerra. Si usano sostanze chimiche (sodio, bario, alluminio, polimeri) che vengono impiegate per le deviazioni delle onde elettromagnetiche.

Chi è al potere è interessato a due cose: i soldi e la politica. Il Generale Mini ci esorta a pretendere la verifica, l’ammissione da parte delle autorità facendo pressione per ottenere accertamenti e informazioni ufficiali rilasciate da autorità competenti e di responsabilità (Sanità, Difesa, Aeronautica, Ministero dell’Agricoltura, Ricerca Scientifica), arrivare a prove dettagliate e inconfutabili. L’ago nel pagliaio.

L’entusiasmo del Generale è apprezzabile: è lo stesso dimostrato dal sito di NoGeoingegneria e da Dane Wigington che ha dichiarato: “riguardo alla questione della geoingegneria, le porte di tutti i rappresentanti del governo e di tutte le agenzie governative sono state sbarrate. I responsabili delle operazioni di irrorazione proteggono questi programmi negli ultimi decenni. Le agenzie governative che si occupano di qualità dell’aria e dell’acqua sono state strutturate in modo tale da mascherare la montagna di composti tossici originati dai programmi di modificazione climatica e meteorologica…..”.

Dane Wigington, come il Generale Mini, esorta a fornire dati credibili e inattaccabili per poi metterli nelle mani di autorità competenti e spingerle ad occuparsene attivamente. La lista di possibili interlocutori è infinita: si passa da chi si occupa di questioni ambientali, cibo biologico, malati di Alzheimer, autismo e ADHD a settori quali l’allevamento, la forestale, il giornalismo.

Intervista di Enzo Pennetta al Generale Fabio Mini

In un’intervista del 6 agosto di Enzo Pennetta, emergono importanti realtà dalla viva voce del Generale Mini.

Se, in passato, si poteva parlare di guerre limitate (alla prosecuzione della politica), oggi la guerra limitata non è più possibile neanche in teoria: interessi politici ed economici di ogni conflitto coinvolgono le maggiori potenze (quindi tasche e coscienze o incoscienze) di tutti. Ecco spuntare il termine da me tanto odiato di questione globale, ma in questa sede non posso non citarlo.

“La guerra è diventata un illecito del diritto internazionale e non è più la prosecuzione della politica, ma la sua negazione, il suo fallimento” afferma il Generale Mini nell’intervista. “Con l’introduzione del controllo globale dei conflitti e della gestione della sicurezza (anche tramite le Nazioni Unite), tutti gli Stati e tutti i governanti sono responsabili dei conflitti. E tutti i conflitti sono globali se non proprio nell’intervento militare, comunque nelle conseguenze economiche, sociali e morali”.

A partire dalla guerra fredda che i paesi baltici hanno iniziato contro la Russia “non dobbiamo aspettare un altro conflitto totale: ci siamo già dentro fino al collo. Quello che succede in Asia con il Pivot strategico sul Pacifico è forse il segno più evidente che la prospettiva di un’esplosione simile alla seconda guerra mondiale è più probabile in quel teatro. Non tanto perché si stiano spostando portaerei e missili (cosa che avviene), ma perché la preparazione di una guerra mondiale di quel tipo, anche con l’inevitabile scontro nucleare, è ciò che si sta preparando”.

“Il sistema globale voluto dai vincitori della seconda guerra mondiale sta scricchiolando, i blocchi sono scomparsi, le istanze economiche hanno il sopravvento su quelle politiche, sociali e militari, i vassalli delle grandi potenze stanno cercando o maggiore autonomia o una servitù ancora più rigida” dichiara nell’intervista il Generale Mini.

Non è detto, però, che tutto questo porti, alla fine, al ‘nuovo ordine mondiale’. Secondo Mini il ‘nuovo ordine’ potrebbe essere quello vecchio del modello coloniale e le forze armate si stanno sempre di più orientando verso il sistema degli “eserciti di polizia” (constabulary forces).

In Italia, “le basi degli Usa non garantiscono la nostra sicurezza, ma la loro. Non servono i nostri interessi ma i loro e quindi non sono legalmente degli occupanti”. Alcune basi italiane sono aperte anche ai paesi Nato ma le basi americane più grandi sono precedenti agli accordi Nato e sono state concesse con accordi bilaterali in un periodo in cui l’Italia non poteva permettersi di reclamare alcuna autonomia; anzi andava cercando qualcuno da servire in America e in Europa. In queste basi, decidono gli americani (e non la Nato) a chi consentirne l’uso temporaneo”. Più chiaro di così, il Generale Mini non poteva essere.

Tornando alla guerra dell’informazione, madre di tutte le altre, il Generale spiega che una caratteristica delle guerre moderne è anche la perdita di consapevolezza sulla verità e, in questo, la tecnologia sa fare miracoli. “Se tali armi sono state veramente impiegate, si tratta di una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani delle vittime”.

“La prima vittima della guerra è la verità” esordisce Enzo Pennetta nel porre una delle sue questioni: come si può riconoscere la realtà dalla manipolazione? Il Generale, come sempre, è prontissimo a rispondere.

“Abbiamo due armi formidabili: diffidenza e ironia…”.

Vi invito a leggere il resto di questa risposta e dell’intera intervista sul sito di enzopennetta.it

Walt Disney: il film ‘rivelatore’ prodotto in tandem con il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti

Nel 1959, Walt Disney Film ha promosso un film intitolato “Eyes in Outer Space” facente parte di una serie di fantascienza che include “Man in Space”, “Man And The Mon”, “Mars and Beyond” e “Our Friend The Atom”. Prodotto in collaborazione con il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti, il film usa musica e animazioni per speculare sull’uso della tecnologia dei satelliti militari lanciati nello spazio, insieme ad una rete di difesa coordinata ed a certi strumenti per modificare il clima. Il controllo del clima, la guerra che minaccia l’ambiente, appunto.

Hollywood, in questo caso il massone Walt Disney, produce film per produrre guerre o comunque autorizzarle e ‘benedirle’.


Per enfatizzare questa guerra, il film si apre con una sequenza minacciosa di disastri naturali – inondazioni, uragani, tornado, tempeste elettriche – distruggendo case e città.

Il cinema americano prepara lo spettatore ad ‘abituarsi’ alla guerra climatica, attraverso immagini più o meno subliminali, dal 1959.

Oggi, il Weather Channel allarma sui disastri naturali milioni di spettatori su schermi flat e smartphone come ‘previsto’ (saputo in anticipo?) dalla propaganda militare di Disney nel 1959. Quel film ritrae un ordine futuristico di satelliti e armi spaziali che fanno parte di un sistema di totale controllo climatico militare indirizzato dal Presidente Kennedy.

E’ stato previsto che satelliti in grado di tracciare il clima avrebbero permesso alle forze militari statunitensi di predire i modelli climatici per progettare attacchi coordinati contro fenomeni naturali nefasti anticipandoli di mesi.


Il mondo attuale, che copre certi progetti di geoingegneria, armi chimiche, elettromagnetiche e spaziali, è stato anticipato dal film di Walt Disney in stretta collaborazione con il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti. Ci dà una prospettiva storica di come la propaganda statale venga usata per condizionare una deviazione culturale programmata in supporto all’uso della tecnologia militare come le armi usate contro il mondo naturale.

Ecco il video del film “Eyes in Outer Space” pubblicato su YouTube


Fonti: NoGeoingegneria.com,enzopennetta.it,chemtrailsplanet.net

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