
Il progetto è stato ampiamente criticato dagli ambientalisti. Greenpeace lo ha soprannominato «Chernobyl galleggiante», in riferimento al disastro nucleare del 1986. Interessata allo sfruttamento di nuovi giacimenti di petrolio e gas, la Russia ha approfittato dello scioglimento dei ghiacchi provocato dai cambiamenti climatici per aprirsi nuove rotte di navigazione nell'Artico e rafforzare la sua presenza militare nella regione.
Il nome è stato dato in onore di Michail Vasil'evič Lomonosov, lo scienziato e linguista del XVIII secolo considerato in patria alla stregua del Leonardo da Vinci russo. La centrale galleggiante può rifornire di energia elettrica fino a 200mila persone, oltre a provvedere alla desalinizzazione dell'acqua. Ma i suoi detrattori, oltre a Greenpeace sono molte le associazioni ambientaliste contrarie, temono che potrebbe causare nel mare ciò che è avvenuto a Chernobyl e più recentemente a Fukushima.
«A causa dello tsunami che devastò l’Asia meridionale nel 2004 alcune navi furono letteralmente trascinate per chilometri nell’entroterra. Vogliamo ricordare quello che è accaduto a Fukushima nel 2011? Abbiamo già dimenticato quelle immagini?». Spiega Rashid Alimov, il coordinatore del progetto antinucleare di Greenpeace Russia.
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