La Nato si esercita alla Guerra Atomica

di Paolo Mauri
“Steadfast Noon” è il nome di un’esercitazione Nato coperta dal più assoluto riserbo che si tiene annualmente in Europa e che prevede l’addestramento all’utilizzo di armamento atomico.

L’edizione di quest’anno, cominciata venerdì 18 ottobre, ha sede in due basi dell’Alleanza Atlantica, rispettivamente in Olanda, a Volkel (nordest di Eindhoven), e in Germania, a Büchel (sudovest di Coblenza, Palatinato).

Come detto, Steadfast Noon è caratterizzata da una spessa cortina di segretezza, tanto da non comparire nemmeno nell’elenco ufficiale delle esercitazioni pubblicato sul sito della Nato, e possiamo capire bene il perché: l’esercitazione, come riportano anche storicamente tutte le fonti giornalistiche, è finalizzata all’addestramento all’utilizzo di armamento atomico tattico, rappresentato dalle bombe B-61 americane presenti sul suolo europeo.
Steadfast Noon o come la Nato prepara l’Armageddon

L’esercitazione coinvolge alcuni stormi di cacciabombardieri dei Paesi Nato che possono impiegare l’armamento atomico di caduta: quest’anno, oltre ai Tornado della Bundesluftwaffe del 33esimo stormo, sarebbero presenti anche i velivoli italiani di base a Ghedi (Bs), che da sempre hanno questa particolare capacità.

Nelle scorse edizioni si sono visti velivoli di differenti nazioni: nel 2017, ad esempio, oltre a quelli tedeschi e italiani, alla Steadfast Noon (tenutasi nelle basi di Kleine Brogel, in Belgio, e ancora a Büchel) hanno partecipato anche F-16 di Polonia, Belgio e Olanda, i Gripen della Repubblica Ceca oltre, ovviamente, F-15 ed F-16 americani.


Sebbene alcuni velivoli, come quelli polacchi o della Repubblica Ceca, non abbiano la capacità di effettuare bombardamento atomico, la loro partecipazione a Steadfast Noon è servita per permettere ad assetti militari di Paesi “non nucleari” di supportare le missioni di bombardamento atomico senza formalmente farne parte.

Steadfast Noon è stata organizzata anche in Italia per almeno tre anni: più precisamente nel 2014 nella base di Ghedi, e nel 2010 e 2013 nella base di Aviano (Pn). Anche in quelle occasioni si sono visti velivoli provenienti da diverse nazioni della Nato, tra cui anche la Turchia che manca nell’edizione di quest’anno, forse per i non proprio idilliaci rapporti tra Ankara e l’Alleanza Atlantica dopo le questioni S400/F-35 e invasione della Siria.


Tutti i voli di addestramento vengono condotti senza bombe, come riportano le fonti della stampa estera e come si può anche vedere nelle rare immagini trapelate durante le passate edizioni. Al momento non ci sono informazioni dettagliate sull’esercitazione, oltre quelle che vi abbiamo riportato, ma sappiamo che il suo ruolo in seno alla Nato è fondamentale per continuare a mantenere la capacità di deterrenza atomica.
Uno scenario generale che riflette la tensione internazionale

Quella che si tiene in Europa non è la sola esercitazione rivolta al possibile utilizzo di armi atomiche. Stati Uniti e Russia, proprio nella stessa settimana, hanno tenuto altre manovre militari finalizzate allo stesso scopo.

L’Us Strategic Command, il comando strategico americano, ha dato il via proprio in concomitanza con Steadfast Noon alle esercitazioni “Global Thunder” e “Vigilant Shield” 20 in seno al North American Aerospace Defense Command, il Norad, e al Us Northern Command. Le manovre hanno lo scopo di “valutare tutte le aree di missione del Us Stratcom e la prontezza operativa dei comandi congiunti, con lo specifico obiettivo della capacità di risposta nucleare”.


“Questa esercitazione riguarda operazioni globali in coordinamento con altri comandi operativi, servizi e appropriate agenzie governative e alleate per individuare, dissuadere e se necessario sconfiggere attacchi strategici contro gli Stati Uniti ed i suoi alleati” ha riferito lo Us Stratcom in una nota ufficiale.

Dall’altra parte dell’oceano, oltre la Nato, la Russia ha parimenti effettuato importanti manovre che hanno visto l’impiego delle sue forze strategiche di bombardamento e missilistiche. L’esercitazione “Grom 2019” (tuono in russo) ha coinvolto complessivamente circa 12mila uomini della Vks (Vozdušno-kosmičeskie Silye, il comando unificato di aeronautica e forze missilistiche strategiche) con 105 velivoli e 213 sistemi di lancio missilistici, compresi quelli sui sottomarini atomici della Vmf (Voenno-morskoj Flot, la flotta russa). L’imponente esercitazione, conclusasi lo scorso giovedì, ha visto il lancio di un missile balistico intercontinentale Rs-24 Yars, dal poligono di Pleseck, nell’oblast di Arcangelo, che ha colpito il suo bersaglio in Kamchatka, oltre all’impiego di sistemi come il missile da crociera 3M-54 Kalibr, l’Iskander K, lo Slbm Sineva, e ovviamente i sistemi S400 da difesa aerea.


Una settimana di “fuoco nucleare” quindi, quella appena conclusasi, che dà il metro di come lo spettro dell’escalation atomica sia ben lungi dall’essere sparito dallo scenario europeo e globale. Del resto la fine del Trattato Inf sui missili balistici a raggio medio e intermedio, divenuto obsoleto a causa del mutato scenario generale che vede potenze come la Cina avere nei propri arsenali sistemi missilistici di questo tipo in sempre maggior numero e sempre più moderni, ha spalancato le porte ad una nuova era di potenziale instabilità, causata dalla corsa agli armamenti missilistici di questo tipo attualmente in atto negli Stati Uniti e in Russia.

L’Europa per il momento, e in particolare i Paesi della Nato, sembra spettatrice di questa corsa, e pertanto viene da chiedersi se davvero la manciata di testate atomiche a caduta libera tipo B-61 (tipo 3 e 4) presenti sul suo territorio siano sufficienti a fornire un efficace strumento di deterrenza e se, segretamente, il loro numero non sia aumentato: del resto un attacco preventivo – che sarebbe diretto proprio verso le basi ospitanti le bombe atomiche americane – con un sistema come l’Iskander K, armato con il missile da crociera a capacità nucleare 9M729 (Ssc-8 in codice Nato), darebbe solo pochissimi minuti di preavviso alla difesa avversaria e difficilmente un velivolo come i nostri Tornado o gli F-16 olandesi o belgi, potrebbe decollare in tempo venendo armato con le B-61, che sono stipate in appositi rifugi corazzati sotterranei.


Al momento, sebbene i dati non siano mai stati confermati dalla Nato o dagli Stati Uniti, sono cinque i Paesi dell’Alleanza Atlantica che ospitano questo particolare armamento. Il Belgio è ritenuto avere 20 bombe nella base di Kleine Brogel, altrettante l’Olanda a Volkel e la Germania a Büchel, l’Italia ne avrebbe circa 40 (20 ad Aviano e 20 a Ghedi), mentre la Turchia 50, tutte nella base di Incirlik. Tutte utilizzabili esclusivamente col meccanismo a “doppia chiave” che prevede l’autorizzazione americana congiuntamente a quella del Paese ospitante.

Articolo di Paolo Mauri

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