Trump pronto a firmare un ordine esecutivo per prepararsi alla guerra elettromagnetica, la nuova arma di distruzione di massa

Da qualche giorno a Washington tira aria di war games. Su più fronti, il primo dei quali è stato inaugurato dal generale Robert Abrams di fronte al Comitato per le Forze armate
della House of Representatives, consesso dove ha dichiarato candidamente che “i programmi nucleari e missilistici nordcoreani hanno conosciuto uno sviluppo senza controllo, da quando Kim Jong-un ha ordinato la fine dei test nel 2017. Un atteggiamento totalmente in contrasto con la denuclearizzazione”. Di fatto, uno spoiler del perché Donald Trump abbia deciso di accorciare senza preavviso e concludere senza accordo finale il vertice dello scorso mese in Vietnam.

Altro fronte aperto, insomma: Russia, Cina, Venezuela e Nord Corea, il tutto tramutando pubblicamente Google in un’arma non convenzionale. Apparentemente, mancherebbe solo l’Iran all’immaginario asse del male tracciato nelle ultime 72 ore a Washington. Solo apparentemente, però. Perché la vera notizia che sta agitando parecchio il Pentagono è quella che vedrebbe Donald Trump al lavoro su un ordine esecutivo da firmare e promulgare in tempi brevi – qualcuno parla di giorni – relativo alla riattivazione e al rifinanziamento dello studio sui rischi connessi a un attacco elettomagnetico (Emp) contro gli Usa da parte di uno Stato estero.

E i documenti declassificati dopo lo stop alla Commissione congressuale ad hoc (nata in risposta agli attacchi dell’11 settembre 2001), avvenuto nel settembre del 2017 da parte del Dipartimento della Difesa, erano giunti ad evidenze in base alle quali i cosiddetti rogue States (gli Stati canaglia) in grado e tentati di paralizzare la rete energetica statunitense, riportando la nazione e le sue infrastrutture a uno stato da Età della pietra, sarebbero Russia, Cina, Nord Corea e Iran.

Il tutto, attraverso nuove, potenti bombe nucleari in grado di generare ondate elettromagnetiche per paralizzare e rendere inservibili terminali elettronici di vitale importanza per la vita del Paese.

Il primo a lanciare l’allarme al riguardo fu Newt Gingrich, il quale definì un attacco Emp “in grado di disintegrare la capacità stessa dell’America di funzionare“.

Il principio è quello di ordigni la cui esplosione ad altitudini molto elevate non sarebbe in grado di produrre morti a terra (quantomeno, non in numero sostanziale) come conseguenza diretta ma le loro potentissime interferenze elettromagnetiche sarebbero sufficientemente distruttive da paralizzare e rendere non operative le intere reti elettriche del Paese.

Di fatto, la trasposizione drammaticamente reale di un incubo molto da Guerra Fredda, la cui credibilità fu però trasmessa in prime time per la prima volta il 27 ottobre 2013 da National Geographic Channel con il documentario American Blackout, una terrificante simulazione della vita negli Usa dopo un attacco hacker in grado di mettere ko l’intera rete elettrica. LINK

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