Coste siciliane, campane e calabre a rischio tsunami per il Vesuvio e il Marsili

La profezia di un disastroso terremoto in Sicilia è antica, viene ricordato periodicamente da professionisti competenti ed attendibili, ma sicccome sul terremoto
si può dire che esso, prima o poi ci sarà. Ma non si può sapere quando e come, allora è come se si suonasse la campana a morto, quellla che precede ogni dipartita di essere umano. Ci si concilia con il fine vita, figuriamoci con il terremoto che, per quanto devastante, non colpisce ineluttabilmente. Insomma, possiamo perfino sperare di farla franca, andando all’altro mondo per cause naturali se risiediamo nella Sicilia Orientale o in alcune aree particolarmente indiziate nella Sicilia occidentale.

I geologi hanno rilanciato di recente l’allarme, ribadendo che Sicilia, Campania e Calabria sono a rischio sisma e tsunami. Soprattutto tsunami. Il rischio non arriva, tuttavia, come potrebbe far sospettare, dal grande Vulcano che sovrasta il catanese per quanto riguarda la Sicilia, ma da un vulcano che pochi, pochissimi, hanno visto, perché si trova negli abissi marini. Il tremendo vulcano che potrebbe farci mancare il terreno sotto i piedi, e provocare lo tsunami, si chiama Marsili. E’ un vulcano sommerso Marsili, che è ubicato sotto i fondali del Tirreno tra la costa del Cilento e quella della Calabria ed è il più attivo del Mediterraneo.

Si tratta di un vulcano attivo, come l’Etna, Stromboli o il Vesuvio. Proprio di recente sono state registrate delle scosse sismiche nelle vicinanze del Marsili, riferiscono i geologi, precisando che questi fenomeni che non sono stati avvertiti sulla costa perché sono avvenuti in profondità.


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“Il contatto tra placche oceaniche e continentali nel Tirreno, aggiungono, favorisce questi eventi tellurici.” Pare, comunque, che non ci siano collegamenti tra i terremoti sottomarini presso il Marsili e i terremoti del Centro Italia, ma questo non non esclude che tra gli studiosi serpeggi ugualmente una certa preoccupazione. I
Il supervulcano Marsili, così lo chiamano gli scienziati in futuro, potrebbe risvegliarsi e provocare uno tsunami. Ove tale evento si verificasse in mezzora le coste di Calabria, Sicilia e Campania verrebbero travolte senza lasciare scampo a coloro che ci abitano
L’ultimo evento tellurico nell’area del Marsili è avvenuto un mese fa. Si trattò di un terremoto di magnitudo 4.4 e interessò il mar Tirreno. IL sisma fu molto profondo, ebbe un ipocentro di 389 km, e per questo motivo non fu sentito dalla popolazione. Le onde sismiche non raggiunsero la superficie e la crosta terrestre le attutì.
C’è stato chi ha fatto dei collagamenti fra il terremoto del supervulcano e il sisma di Norcia, in Centro Italia, del 30 ottobre scorso. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia su questo collegamento è certo: i due terremoti non hanno alcunché in comune, proprio a causa della diversa profondità.
Il Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e l’Ingv, però, sostiene che “ll Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare”.

“Il pericolo di una esondazione è reale: il vulcano c’è e non è spento. Siamo a rischio”, ha avvertito Francesco Dramis, docente di Geomorfologia presso l’Università Roma Tre. Naturalmente i geologi non abbassano la guardia, monitorano ogni segnale proveniente dal Marsili in modo da avere qualche informazione su un’imminente eruzione del vulcano.

Un’interrogazione al ministro della tutela del territorio del mare, sulla pericolosità del vulcano Marsili

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Il vulcano Marsili, il più esteso d’Europa, con la sua superficie di 1650 chilometri quadrati che si eleva per 3000 metri dal fondo del mare, si trova a 450 metri sotto il Tirreno. Attraverso uno studio chiamato ” First documented deep submarine explosive eruptions at the Marsili Seamount (Tyrrhenian Sea, Italy): A case of historical volcanism in the Mediterranean Sea”, condotto da Gianluca Iezzi, Carlo Caso, Guido Ventura, Mattia Vallefuoco, Andrea Cavallo, Harald Behrens, Silvio Mollo, Diego Paltrinieri, Patrizio Signanini, Francesco Vetere, eseguito nel 2013, si è confermata la natura esplosiva del più grande vulcano del Mediterraneo e dell’Europa. Lo studio è stato legato alla ricerca eseguita nel 2010 dal CNR con la nave oceanografica Urania, dove è stata notata una accentuata instabilità con un elevato rischio di crolli pericolosi. Una parte molto grande del Marsili, risulta costituita da rocce di bassa densità, indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale, che potrebbero provocare collassi di grandi dimensioni. L’ 8 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo nel quale un gruppo di ambientalisti hanno denunciato la loro preoccupazione per le trivellazioni geotermiche che potranno interessare il vulcano sottomarino Marsili.
Nonostante tutti questi pericoli, la Eurobuilding, società di Servigliano (Ascoli Piceno), è in attesa di ottenere dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare parere positivo di VIA (Valutazione d’impatto ambientale) per la perforazione del pozzo esplorativo Marsili 1. Un progetto che prevede entro il 2015, la realizzazione di quattro piattaforme estrattive dalla produzione di 1000 megawatt di energia geotermica sfruttando il vulcanismo dell’area. La Ola, organizzazione lucana ambientalista, fa notare che nel progetto della Eurobuilding, si fa riferimento a “Sismicità Indotta” ed il progetto è valutato come banco di prova per l’impatto ambientale provocato dallo sfruttamento del campo geotermico del Marsili.
Sull’argomento è intervenuto anche il professor Benedetto De Vivo, dell’università Federico II di Napoli, il quale ha dichiarato :” le conseguenze sarebbero devastanti, senza escludere il pericolo tsunami”. I deputati del Movimento hanno quindo esposto al ministro se è a conoscenza di tutti questi rischi e con quali metodi viene valutata la “sismicità indotta”.

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IL PROGETTO MARSILI PROJECT
Il progetto “Marsili” è il primo esempio al mondo di valorizzazione di Energia Geotermica sottomarina. L’obiettivo è produrre energia elettrica sfruttando il campo geotermico formato dal più grande vulcano d’Europa: il vulcano sottomarino Marsili, nel mar Tirreno meridionale. Quest’area è una delle zone più ricche di giacimenti di fluidi geotermici al mondo. I numerosi vulcani presenti nel Tirreno meridionale – al largo delle coste siciliane, calabresi e campane – sono enormi sorgenti di calore; l’acqua marina che s’infiltra al loro interno si surriscalda (può raggiungere temperature di 400° C e pressioni superiori a 200 bar) e acquista un potenziale calorifero che può essere trasformato in energia elettrica, paragonabile a quello generato dalle più grandi centrali geotermiche mondiali o ad impianti nucleari di media taglia.

La geotermia offshore è una reale ed importante risorsa energetica tutta italiana; il vulcano Marsili può diventare la prima fonte di approvvigionamento di energia geotermica offshore della storia, aprendo la strada ad un’energia nuova, pulita ed inesauribile.
Il progetto rappresenta un prezioso contributo per una concreta diversificazione del mix energetico italiano, favorendo la crescita della produzione da fonti energetiche rinnovabili e l’abbattimento delle emissioni di gas serra in atmosfera.
Il Cammino del progetto “Marsili” si componde di tre fasi:

Esplorazione
Perforazione
Produzione


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