Un generale accusa Tel Aviv di avere dei macchinari che impediscono alle nuvole di portare acqua sul territorio iraniano: “Il cambiamento climatico è sospetto e manovrato da alcuni Paesi”. Intanto nella provincia di Khouzistan continuano le manifestazioni contro l’inquinamento e la cattiva gestione delle risorse idriche.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Un generale iraniano ha accusato Israele di impedire alle nuvole di portare la pioggia in Iran. “Il cambiamento climatico in Iran è sospetto” ha dichiarato ieri il generale di brigata Gholam Reza Jalali, parlando a un incontro nazionale sulla protezione della popolazione. “Si sospetta che un’interferenza straniera abbia giocato un ruolo nel cambiamento climatico. Alcuni centri scientifici del Paese hanno portato avanti uno studio su questo argomento e i loro risultati sono confermati” spiega il generale. E continua: “Israele e un altro Paese della regione hanno delle squadre congiunte che sono in grado di bloccare l’acqua piovana delle nuvole che entrano nel cielo iraniano”. L’ufficiale ha citato anche uno studio quadriennale che mostra come sopra i 2.200 metri d’altezza tutte le zone di montagna tra l’Afghanistan e il Mediterraneo siano coperte di neve, mentre in Iran no.
Il direttore dell’istituto nazionale di meteorologia Ahad Vazife smentisce le parole del generale: “Egli ha probabilmente dei documenti a riguardo del quale non sono a conoscenza; ma, basandosi sulla meteorologia non è possibile che un Paese dirotti la neve o le nuvole”. Secondo il meteorologo l’Iran soffre di una siccità prolungata, ma questa è una tendenza globale. “Sollevare questi sospetti non risolve nessun problema, anzi ci impedirà di risolvere la situazione e trovare le giuste soluzioni”.
Intanto nel sud ovest del Paese nelle città di Khorramshahr e di Abadanm, provincia di Khouzistan, i cittadini sono scesi in strada per protestare per la pessima qualità dell’acqua. Queste proteste sono “una reazione a anni di cattiva gestione” spiega Alex Vatanka, ricercatore del Middle East Institute e specializzato in Iran. Siccità, penuria di acqua potabile e inquinamento elevato stanno esasperando la situazione in questa zona agricola a maggioranza araba. “La regione è svantaggiata sul piano socio-economico rispetto a quelle abitate da iraniani persiani”, spiega Ali Fathollah-Nejad, ricercatore associato al Brookings Doha Center. Il contesto nazionale è in fermento in questi ultimi mesi. Vatanka spiega che “ci sono molte manifestazioni sporadiche, ma non sono tutte collegate tra di loro. Si protesta contro la corruzione e l’agenda del regime”.
Il corpo dei Guardiani della rivoluzione, che gestisce i progetti di infrastrutture elettriche e idrauliche nell’ovest del Paese, ha promesso una risposta rapida per calmare la situazione. “Queste manifestazioni non sono nuove, ma la repressione va a creare ancora più frustrazione, e allo stesso tempo porta a una radicalizzazione. La vera minaccia all’amministrazione viene dalla crisi economica e dal modo in cui questa è strumentalizzata dalle opposizioni” conclude Fathollah-Nejad.
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