Nel 2016 il mondo ha perso un’area di bosco grande come la Nuova Zelanda. E quest’anno sarà andato anche peggio.
Secondo le ultime stime, in Brasile il 2017 potrebbe essere l’anno dei record per gli incendi registrati nell’area forestale. Nel solo mese di Settembre si sono verificati più episodi di quanto sia mai stato registrato in altri mesi precedenti. Secondo gli esperti, le fiamme sarebbero scaturite da un insieme di fattori, tutti però con un comun denominatore: l’azione dell’uomo. Brasile: ecco perché l’Amazzonia va a fuoco
Secondo GFW la regione del Brasile ha perso 37.000 chilometri quadrati di foreste nel 2016, quasi tre volte più rispetto al 2015. I dati del governo, dicono gli esperti non tengono conto del degrado forestale dovuto agli incendi, ma prendono in esame soltanto le operazioni dei taglialegna. Per questo gli annunci sul primo declino in tre anni dei disboscamenti è da prendere con le molle, perché è un dato non ricavato tramite misurazioni “olistiche” del fenomeno. A sottolineare il determinante contributo dei roghi è anche l’agenzia ambientale brasiliana Ibama, secondo cui il 2016 è stato il nono anno peggiore per gli incendi boschivi da quando, nel 1998, sono iniziati i monitoraggi. Questo settembre, inoltre, è stato il mese con più incendi di sempre per il paese. LEGGI QUI
Ma buoni segnali ci sono? Così pare.
Scritto da Francesca Mancuso
Nell’Amazzonia brasiliana sta per cominciare il più grande progetto di riforestazione tropicale mai attuato. Il polmone del pianeta torna a respirare?
La foresta amazzonica, l’ultimo grande polmone del pianeta, è sempre più malandata, spogliata e violata un pezzetto alla volta. Nel 2016 la deforestazione ha raggiunto livelli record, una ricerca ha rivelato che tra agosto 2015 e luglio 2016 sono stati distrutti in Brasile quasi 8mila chilometri quadrati di foresta, rasi al suolo da taglialegna, agricoltori e allevatori. Per cercare di salvare la foresta pluviale tropicale più grande del mondo, e noi stessi, la ong statunitense Conservation International ha annunciato la nascita di un nuovo progetto che, entro i prossimi sei anni, prevede la piantumazione di 73 milioni di alberi, diventando così la più grande opera di riforestazione tropicale della storia.
Fermare la deforestazione potrebbe consentire alle foreste esistenti di assorbire fino al 37% delle nostre emissioni di carbonio annuali, riforestare aree degradate potrebbe invece fare molto più per il pianeta © Mario Tama/Getty Images
Riforestare l’Amazzonia
L’iniziativa, che sarà guidata da Conservation International e che vede la partecipazione del Ministero brasiliano dell’ambiente, del Global environment facility (Gef), della Banca mondiale, del Fondo brasiliano per la biodiversità (Funbio) e del festival Rock in Rio, mira a far tornare verde il cosiddetto “arco della deforestazione”, ovvero l’area in cui si verifica quasi la metà della deforestazione tropicale del mondo. Questa vasta zona, che attraversa gli stati brasiliani di Amazonas, Acre, Pará e Rondônia è stata oggetto di un violento disboscamento e migliaia di ettari di foresta pluviale sono stati abbattuti per fare posto a pascoli per il bestiame. La prima fase del progetto prevede di ripristinare 70mila ettari (una superficie equivalente a circa 30mila campi da calcio) di foresta….
Una nuova tecnica di piantumazione
Per questo progetto Conservation International utilizzerà una tecnica di piantumazione nuova ed efficiente, sviluppata in Brasile solo pochi anni fa, chiamata muvuca, parola portoghese utilizzata per descrivere la presenza di molte persone in un piccolo luogo. La muvuca prevede la semina di centinaia di semi di alberi nativi di varie specie in ogni metro quadrato di terreno deforestato, la selezione naturale consentirà poi alle piante più idonee di sopravvivere e prosperare. Uno studio condotto dalla Fao ha rivelato che oltre il 90 per cento delle specie di alberi autoctone piantate utilizzando il metodo muvuca germinano e sono in grado di sopravvivere anche a periodi di siccità lunghi fino a sei mesi.
La tecnica di piantumazione muvuca si basa sulla selezione naturale, solo le piante più adatte a quel terreno e a quelle condizioni sopravvivranno e diventeranno alberi © Mario Tama/Getty Images
Una tecnica efficace ed economica
“Con le tecniche di rimboschimento tradizionali si ottiene mediamente una densità di circa 160 piante per ettaro – ha spiegato Rodrigo Medeiros, vice presidente di Conservation International Brasile. – Con muvuca il risultato iniziale è di 2.500 specie per ettaro e dopo dieci anni si possono raggiungere 5mila alberi per ettaro. Questo sistema garantisce una maggior copertura arborea ed è meno costoso delle tecniche tradizionali”.
ARTICOLO INTEGRALE https://www.lifegate.it/persone/news/brasile-riforestazione-record-saranno-piantati-73-milioni-alberi
Raramente arrivano ordini buoni da Bruexelles. Qui un eccezione.
La Polonia deve interrompere il taglio della foresta di Bialowieza, è un ordine
L’Ue intima alla Polonia di fermare subito la deforestazione della foresta di Bialowieza, minacciando 100mila euro al giorno di multa.
Ora basta, l’Unione europea non può più assistere al disboscamento della foresta di Bialowieza, la foresta planiziale più antica d’Europa e patrimonio dell’Unesco, e la Corte di giustizia Ue ha ordinato alla Polonia di cessare immediatamente l’abbattimento degli alberi. La deforestazione ha avuto inizio nel marzo del 2016 per cercare di contrastare, secondo quanto dichiarato dalla Polonia, la diffusione di un insetto infestante, il bostrico dell’abete rosso (Ips typographus). L’Ue, temendo che l’insetto fosse solo un pretesto per sfruttare economicamente gli alberi, ha deciso di opporsi al piano di disboscamento. Nell’agosto del 2017 ha adottato un provvedimento per sospendere la deforestazione e avviato una procedura di infrazione ma il governo polacco lo ha ignorato continuando il piano di abbattimento…
La foresta di Bialowieza, situata tra Polonia e Bielorussia, è un ecosistema unico, rimasto perlopiù immutato sin dalla fine dell’ultima glaciazione e che ospita una ricca biodiversità, tra cui il bisonte europeo (Bison bonasus) e gli alberi più antichi del continente. ARTICOLO INTEGRALE
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