11/04/2021 - «Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sotto forma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione»
Lascia più sgomenti del solito la lenzuolata di coccodrilli per il morto VIP delle ultime ore: Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo, nato principe Filippo di Grecia e Danimarca, massone affiliato alla Loggia della Marina di Londra col numero 2612.
Tutti a ricordare quanta classe, quanta grazia, e via leccando – non si capisce bene per quale motivo. Il principe consorte, non era mai stato simpatico a nessuno, al massimo era ignorato. Qualcuno già l’anno scorso aveva ipotizzato che lo spilungone fosse schiattato, ma che, come usava nell’Unione Sovietica, il potere britannico teneva nascosta la morte per paura di destabilizzare ulteriormente una società resa schizofrenica dal lockdown imposto dall’Imperial College.
Le foto che erano uscite raffiguravano un vecchio di bruttezza impressionante: gli occhi scavati e abitati come da una luce cupa, la mascella pronunciatissima, la bocca che mostra un ghigno incomprensibile… Ma che importa? Ora tutti ad ammirarlo, con foto dove lo si vede in tweed in campagna.
I più simpatici hanno pubblicato foto inequivocabili in cui si evince che il marito della Regina Elisabetta era una versione malvagia di Raimondo Vianello, che preferiamo mille volte, così come preferiremmo Sandra Mondaini e perfino Sbirulino alla perfida consorte di Filippo, che ancora è in vita.
Utenti dell’internet ancor più spiritosi hanno ricordato una qualche serie delle sue gaffe storiche.
Al presidente della Nigeria in abiti tradizionali nel 2003: «Ma che ti sei messo, il pigiama?». All’ambasciatore Russo nel 1967: «Mi piacerebbe molto venire in Russia, ma voi bastardi avete ucciso metà della mia famiglia». All’ambasciatore delle isole Cayman nel 1994: «Siete tutti pirati, voialtri». All’ambasciatore aborigeno William Brin nel 2002: «E la lancia dove l’hai lasciata?». Al bambino sulla sedia a rotelle nel 2002: «Mi fai fare un giro?» Ad una donna africana in Kenya nel 1984: «Salve, lei cos’è, una donna?». Al club di giovani del Bangladesh nel 2002 : «Ok ragazzi, tirate fuori la droga». All’ambasciatore irlandese, che portava un cesto regalo: «E dove diavolo è il whiskey?». In Papua Nuova Guinea ad uno studente inglese, lì per fare trekking: «Dunque sei riuscito a non farti mangiare?». Sulla cucina cinese: «Se ha quattro zampe e non è un tavolo, se vola e non è un aeroplano, se nuota e non è un sottomarino, potete essere sicuri che i Cinesi lo mangeranno». Sull’arte etiopica, nel 1965: «Sembra fatto da mia figlia alle elementari» Al cantante Elton John nel 2001: «Ah, è tua quella macchina orrenda che vedo spesso al Castello di Windsor». All’inaugurazione di un monumento, non molti mesi fa: «Sono lieto di inaugurare questo coso, qualunque cosa sia». Sui Koala: «Mostri che portano malattie orribili». (Ringraziamo il professor Alfonso Piscitelli per la sequela, che gli rapiniamo).
Tutto molto divertente: all’epoca però non rise nessuno, e non ridiamo anche noi. Lo humor, perfino quello britannico, prevede che da qualche parte ci sia nel discorso un’intelligenza rivelatrice: qui abbiamo solo la rivelazione di una demenza – o, se siete di sinistra, di un razzismo forsennato che a quanto sembra in Casa Windsor non è peregrino.
A noi invece risuonerò per sempre, più che la gaffe, la celebre dichiarazione che il principe Filippo fece nella prefazione del libro del 1986 If I were an animal («Se io fossi un animale»), di reincarnarsi un giorno come un virus mortale, per poter contribuire ad un giusto sterminio di questa umanità in eccedenza. Ripeté questo suo desiderio varie volte, anche di fronte ad Agenzie di Stampa.
«Non puoi tenere un gregge che non riesci a nutrire. In altre parole la conservazione può esigere la cernita e l’eliminazione per mantenere l’equilibrio tra il numero di ciascuna specie in rapporto ad un dato habitat»
«Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sotto forma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione»
Sì, il principe morto era apertis verbis propugnatore della riduzione della popolazione, con tanto di cifra tonda da raggiungere: meno di un miliardo. Come saprete, un po’ come avviene in un’altra Casa Reale – i Rockefeller – anche in casa Windsor l’antinatalismo è trasmesso per via genetica. È clamorosamente antinatalista il principe Carlo (coordinatore della Conferenza sul Cambiamento Climatico a Parigi e sostenitore della «decarbonizzazione», nuova parola orwelliana per dire «depopolazione», e della riduzione delle terre agricole – meno cibo meno uomini), e perfino il principe Guglielmo, che ha avuto il coraggio di parlare di limitazione delle nascite dopo aver prodotto il terzo figlio.
La sovrappopolazione, davvero, è un bizzarro pallino degli Windsor da almeno tre generazioni, parrebbe. Filippo, però, essendo Filippo, aveva la lingua più sciolta di tutti.
Questa è la Casa Reale britannica: una vera e propria Famiglia della Morte, una dinastia di potenti al servizio della Necrocultura
«Non puoi tenere un gregge che non riesci a nutrire. In altre parole la conservazione può esigere la cernita e l’eliminazione per mantenere l’equilibrio tra il numero di ciascuna specie in rapporto ad un dato habitat. Mi rendo conto che si tratta di un argomento scottante, ma resta il fatto che l’umanità è parte del mondo vivente»
dichiarò alla Deutsche Press Agentur nel 1998.
Il Principe antispecista non è rimasto con le mani in mano: fu cofondatore – con il sodale, Bernardo d’Olanda, ex nazista fondatore del Gruppo Bilderberg – del World Wildlife Fund: massì, l’arcinoto WWF, la pietosa ONG che ha l’immortale e sconsolato Panda impresso nel logo. Da qualche anno, la presidenza del WWF è passata al principe Carlo suo figlio.
Insomma, la filosofia della vita Windsor: sì all’orsacchiottone cinese bianco e nero, no ai bambini umani: ancora nel 2011 il Filippo sosteneva senza requie una «limitazione volontaria della famiglia» (potete sentire come suona in inglese: Planned Parenthood) come antidoto alla sovrappopolazione, massima minaccia della conservazione della natura.
Per chi non lo avesse capito, questa è la Casa Reale britannica: una vera e propria Famiglia della Morte, una dinastia di potenti al servizio della Necrocultura.
I secoli di carestie e guerre che Londra ha inflitto all’Irlanda, all’India, all’Africa, alla Cina dovrebbero averci insegnato qualcosa: dal momento in cui Enrico VIII tradì Cristo e con esso l’Europa e la Ragione, Albione è stata posseduta da un demone assetato di sangue.
La Britannia è stata nei secoli una macchina genocida, e non abbiamo bisogno di ricordarci del fatto che, con i casi di Alfie Evans e Charlie Gard, anche ora lavora di avanguardia per distribuire sempre più a fondo la morte anche in questo XXI secolo.
Quindi, tutti a salutare col fazzoletto il principe che voleva farsi pandemia sterminatrice, così da preservare i boschi dove magari andava alla caccia alla volpe.
Non sappiamo cosa sia successo perché la popolazione si sia rincoglionita fino a questo punto: sospettiamo che anni di bombardamento dei TG sulle vicissitudini degli Windsor (dove i lati oscuri, come la morte di Diana, sono stati velocemente riassorbiti tra le chiacchiere da rotocalco) abbia prodotto danni incalcolabili.
Non sappiamo nemmeno, ammettiamo, se Filippo ora sia stato accontentato in un sogno metempsicotico: che sia divenuto una variante del COVID che aspetta di uscire dal Brasile? Che si sia reincarnato in una forma ulteriore di HIV che in questo momento crapula nella dark room di un gay bar da qualche parte in Europa? Che sia trasmigrato in un Ebola che sta liquefacendo qualche suora pia in un villaggio congolese? No, non lo sappiamo.
Che dite? Che sia tornato sotto forma di virus di laboratorio? Ma no: i virus di laboratorio non esistono, in special modo in Gran Bretagna, dove gli esperti di armi biologici come David Kelly vengono misteriosamente assassinati.
Davvero, che schifo: il mondo non solo ha imparato ad amare la pandemia, ma ora piange perfino un ricco potente che desiderava farle concorrenza.
La Cultura della Morte regna oltre ogni pudore possibile.
Nel frattempo, per Londra, noi sogniamo il ritorno di Guido.
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