Nube radioattiva russa provocata da fabbricazione componente per esperimento Sox?
L'esperimento SOX (Short distance neutrino Oscillations with boreXino) del Gran Sasso dovrebbe essere indagato come possibile causa.
L'esperimento SOX (Short distance neutrino Oscillations with boreXino) del Gran Sasso dovrebbe essere indagato come possibile causa.
Gli scienziati francesi avanzano questa ipotesi. Lo rivela la rivista Science
ABRUZZO. Una nube radioattiva ha fatto scattare un allarme tardivo in tutta Europa a settembre scorso. Un evento scoperto solo grazie ai rilevatori francesi che hanno individuato subito l’origine: la Russia dalla quale non sono arrivate nè notizie nè allarmi per tutelare la popolazione.
Dopo qualche settimana si è puntato il dito contro l’impianto nucleare di Mayak nel sud degli Urali, proprio la stessa centrale in cui si doveva realizzare il componente radioattivo principale per il contestatissimo esperimento Sox nei Laboratori Gran Sasso.
Oggi sappiamo qualcosa in più grazie alla prestigiosa rivista Science che, in un articolo, rivela che gli scienziati francesi avrebbero individuato la fonte della nube nella centrale di Mayak e collegandola direttamente proprio alla fabbricazione del componente destinato ai Laboratori di Assergi.
Una notizia non di poco conto per quella che è stata considerata la provincia ai margini dell’Impero chiamata Abruzzo dove si è scatenata una guerra poco onorevole da parte degli scienziati reticenti che hanno cercato di spingere ad ogni costo un esperimento con sostanze molto pericolose sapendo che il tutto si sarebbe svolto in un Laboratorio che opera fuori dalle norme più elementari di sicurezza.
Science tra le tante cose definisce «altamente radioattivo» il componente in lavorazione
ABRUZZO. Una nube radioattiva ha fatto scattare un allarme tardivo in tutta Europa a settembre scorso. Un evento scoperto solo grazie ai rilevatori francesi che hanno individuato subito l’origine: la Russia dalla quale non sono arrivate nè notizie nè allarmi per tutelare la popolazione.
Dopo qualche settimana si è puntato il dito contro l’impianto nucleare di Mayak nel sud degli Urali, proprio la stessa centrale in cui si doveva realizzare il componente radioattivo principale per il contestatissimo esperimento Sox nei Laboratori Gran Sasso.Oggi sappiamo qualcosa in più grazie alla prestigiosa rivista Science che, in un articolo, rivela che gli scienziati francesi avrebbero individuato la fonte della nube nella centrale di Mayak e collegandola direttamente proprio alla fabbricazione del componente destinato ai Laboratori di Assergi.
Una notizia non di poco conto per quella che è stata considerata la provincia ai margini dell’Impero chiamata Abruzzo dove si è scatenata una guerra poco onorevole da parte degli scienziati reticenti che hanno cercato di spingere ad ogni costo un esperimento con sostanze molto pericolose sapendo che il tutto si sarebbe svolto in un Laboratorio che opera fuori dalle norme più elementari di sicurezza.
Science tra le tante cose definisce «altamente radioattivo» il componente in lavorazione.
La notizia è stata data dal Tgr Abruzzo di oggi.
Secondo la rivista, l’Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare (IRSN) da settembre starebbero indagando sulla nube per capirne le origini e, dopo aver escluso via via una serie di ipotesi, ci si è concentrati sulla centrale di Mayak per poi arrivare al difficile processo di lavorazione della capsula di Cerio -144 indicata come «possibile causa dell’incidente e della nube tossica».
Sappiamo per certo che proprio quel componente doveva essere costruito secondo criteri rigidissimi (con una capsula di tungsteno spesso 19 cm) ma difficoltà tecniche non superate hanno costretto lo scorso 1 febbraio 2018 l’Infn ad annullare clamorosamente l’esperimento Sox.
La spiegazione: nello specifico i russi non sarebbero stati in grado di raggiungere il livello di radioattività richiesto dal progetto Sox (scoprendolo solo tre mesi prima dell’inizio dell’esperimento).
Una spiegazione che fin da subito è sembrata abnorme e paradossale, se non altro, per i tempi clamorosamente tardivi per una macchina complessa come un esperimento scientifico partito nel 2013 su input dell’Infn con collaborazioni internazionali.
Peraltro a dicembre era stata annunciata la sospensione di Sox facendola quasi apparire come una precauzione dopo le proteste dei cittadini…
Ma a Science Marco Pallavicini, responsabile dell’esperimento Sox, rivela che la centrale russa già a dicembre aveva dichiarato di non poter raggiungere il livello di radioattività desiderato, dopo aver firmato un contratto un anno prima con l’assicurazione di poterci riuscire.
Pallavicini non riferisce alla rivista nè dei problemi di irregolarità sulle norme della sicurezza dei Laboratori e nemmeno che l’esperimento Sox non fosse ancora definitivamente stato definitivamente autorizzato anzi la procedura era ancora aperta e peraltro basata su documenti molto dubbi come per esempio proprio la certificazione in cirillico dei russi di Mayak…
Eppure, anche senza autorizzazione, sono stati firmati contratti e presi impegni onerosissimi (ancora non resi pubblici).
Sempre secondo Pallavicini, i russi non avrebbero comunicato alcuna informazione su una perdita di radiazioni.
Dunque l’Infn non sa nulla delle cause della nube tossica di settembre.
Diversi scienziati concordano con i Francesi e reputano plausibile il collegamento nube-Sox mentre per altri (i russi) lo escluderebbero perchè non combacerebbero i tempi.
Secondo il fisico Frank von Hippel, dell’università di Princeton, non ci sarebbe «niente di sbagliato nell’analisi dell’IRSN». Egli osserva che la quantità di rutenio-106 che il team francese stima è stata emessa-tra 1 grammo e 4 grammi-corrisponde ai 30 grammi di cerio-144 richiesti per SOX, dato che il combustibile esausto contiene i due isotopi in un rapporto di circa uno a 14.
Inoltre il fisico specifica che se la nube sull’Europa è stata innocua, un incidente a Mayak potrebbe significare che le persone che vivono vicino hanno preso «dosi polmonari potenzialmente significative».
Augusto De Sanctis (Forum H2o) che ha postato l’articolo su Facebook invece commenta: «Vedremo in seguito se questo legame sarà confermato (i russi escludono) ma l’articolo è interessante per due motivi:
1)vi ricordate quando avevamo espresso qualche dubbio sulle certificazioni da Mayak (quelle in cirillico)? Noi sicuramente ricordiamo le assicurazioni…
2)anche Science ricorda che la la sorgente per Sox sarebbe stata fortemente radioattiva».
La nube, per fortuna, almeno in Europa, sarebbe arrivata depotenziata ma i nuvoloni che si addensano sull’Infn e sui Laboratori fuorilegge e insicuri non promettono nulla di buono.
La nube radioattiva sugli Urali ha ora una possibile spiegazione
Un nuovo rapporto fa luce sul misterioso picco di radioattività registrato sulla Russia e su buona parte dell'Europa a fine settembre, a livelli non pericolosi per la salute: potrebbe essere legato a una cattiva gestione di combustibile nucleare esausto.
Per due settimane tra settembre e ottobre 2017, livelli anomali di un isotopo radioattivo, il rutenio-106, furono rilevati in buona parte d'Europa....... Gli indizi portavano all'impianto di riprocessazione di combustibile esausto di Mayak: in base al rapporto pubblicato il 6 febbraio, il tentativo della struttura di produrre una capsula di cerio-144 destinata all'esperimento SOX (Short distance neutrino Oscillations with boreXino) del Gran Sasso dovrebbe essere indagato come possibile causa. La quantità di rutenio-106 rilevata poteva provenire soltanto dalla lavorazione di diverse tonnellate di combustibile nucleare esausto. Continua: https://www.focus.it/scienza/energia/la-nube-radioattiva-sugli-urali-ha-ora-una-possibile-spiegazione
http://informaresenzacensure.blogspot.it/2018/04/nube-nucleare-sulleuropa-geo-ingegneria.html
http://informaresenzacensure.blogspot.it/2018/04/nube-nucleare-sulleuropa-geo-ingegneria.html
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