Tesla, Reich, Ighina: perché considerare folli le Grandi Menti del xx secolo

“Ogni uomo è una creatura dell’epoca in cui vive; solo pochi sono in grado di elevarsi al di sopra delle idee del loro tempo”. Voltaire

Nikola Tesla (1856-1943) è stato uno degli scienziati più geniali di tutti i tempi nel campo della fisica dell’elettromagnetismo. Le sue idee rivoluzionarie e le invenzioni tecnologiche, alcune delle quali non completamente comprese nemmeno oggi, lo hanno posto in antagonismo con la scienza tradizionalista e con l’establishment politico ed economico dei suoi tempi.

Il grande sogno di Tesla era quello di eliminare miseria e povertà, distribuendo gratuitamente energia elettrica a tutti, in quanto la sua scoperta dei raggi cosmici, nel 1896 – che già gli aveva fatto guadagnare la fama di “pazzo” – lo aveva portato a sostenere che ci doveva essere una fonte di energia sconosciuta e senza limiti che poteva essere incanalata.

Nel 1901, brevettò infatti un apparato per l’utilizzo dell’energia libera radiante, le cui sorgenti principali erano il Sole, la magnetosfera terrestre, la Terra e i raggi cosmici, che condensando l’energia intrappolata tra la Terra e la sua atmosfera superiore, la trasformava in energia elettrica utilizzabile gratuitamente dall’uomo, come dono del pianeta ai suoi abitanti.

Ma questo progetto si scontrava enormemente con l’imperante logica del profitto, sorta con la rivoluzione industriale, ed inoltre le idee inedite di Tesla, non avendo analoghi precedenti nella storia della scienza, non sarebbero mai state incentivate finanziariamente, perché non avrebbero potuto essere realizzate per procurare un guadagno immediato e così, nonostante egli detenesse oltre 700 brevetti, morì in solitudine sulla soglia della povertà, ed il giorno stesso della sua morte, tutti i suoi appunti e documenti vennero sequestrati dall’FBI.

Stessa sorte, se non addirittura più clamorosa, toccò al Dr. Wilhelm Reich (1897-1957), contemporaneo di Tesla, pupillo e assistente di Clinica Psicoanalitica del Dr. Sigmund Freud, storicamente famoso per le sue scoperte in psichiatria e psicoanalisi, ma i cui studi in materia biofisica sono stati letteralmente cancellati da ogni registro storico.

La prima metà del XX secolo è stata un periodo di grande fermento intellettuale e di formidabile ingegno umano, ma nonostante il fiorire di scoperte rivoluzionarie nella biologia e nella fisica, il negazionismo della scienza “ufficiale” ha impedito letteralmente che queste influenzassero il panorama scientifico accademico, che a tutt’oggi, è solo agli inizi di quella rivoluzione culturale che sarebbe già dovuta esplodere e che invece si sta appena affacciando, con singoli, timidi e spesso isolati tentativi.

Negli anni ’30, il Dr. Reich notò una “connessione energetica” fra tutti gli esseri viventi che chiamò “orgone”; egli lavorò per molti anni e in paesi differenti per studiarne le leggi e le manifestazioni, ma subì una radicale censura da parte del governo degli Stati Uniti che, per decreto della FDA (Food and Drug Administration, l’ente federale Americano per il controllo degli alimenti ed i farmaci) deliberò – probabilmente un caso unico nella storia – un rogo ufficiale per distruggere tutti i numerosi libri di Reich, oltre ai suoi manoscritti personali. Per almeno una decade, fino al 1962, la FDA sequestrò ogni copia circolante del lavoro di Reich, inclusi gli appunti di ricerca che riuscì a trovare e che contenessero la parola “orgone”.

Eppure, prima dei suoi studi sull’energia cosmica orgonica, il Dr. Reich si guadagnò una grande reputazione internazionale come scienziato di grande integrità, ciò nonostante passò i suoi ultimi giorni in prigione, dove morì nel 1957, etichettato come ciarlatano e ricattatore dal governo Americano e dal sistema medico.

Ma cosa esattamente fece sì che il Dr. Reich venisse tacciato di eresia, perseguitato e messo in ridicolo dall’establishment medico e scientifico? Egli aveva scoperto qualcosa che poteva essere assimilato all’energia responsabile della pulsazione biologica che dà la vita sulla Terra (e probabilmente nell’Universo). Inoltre, suggerì l’idea che il cancro fosse il risultato dell’incapacità di esprimere le emozioni, in particolare di natura sessuale (energia sessuale).

L’ “accumulatore di orgone” che egli inventò, era un contenitore abbastanza grande da accogliere una persona seduta al suo interno e lo aveva usato per trattare con successo pazienti affetti da diverse patologie, ma per il governo degli Stati Uniti l’orgone non esisteva e la parola stessa era sufficiente per classificare il materiale da bandire e distruggere, nel caso fosse stato pubblicato.

E’ paradossale come qualcosa che si riteneva “non esistere” abbia potuto suscitare un tale accanimento, come se avesse costituito una reale minaccia o un pericolo imminente. Eppure riusciamo a spiegare razionalmente questa follia, non appena comprendiamo che il principale ostacolo al progresso e alla felicità dell’uomo, è proprio la paura.

Paura che nuove idee possano infrangere le proprie certezze, così da doversi rimettersi in discussione: è proprio per questo che i piccoli uomini hanno bisogno dei dogmi. Paura di conoscere se stessi, o meglio di riconoscersi in qualcosa di troppo diverso dalla propria tradizione. Qualcosa che potrebbe essere scomodo e sconveniente.

Paura dell’ignoto, di ciò a cui non siamo in grado di dare un volto noto, una spiegazione convincente usando gli strumenti che abbiamo a disposizione. Paura che un intero sistema crolli e con esso i suoi protocolli, le sue verità di carta e i suoi dogmi ritenuti irrevocabilmente sacri.

Paura di perdere i propri privilegi, il proprio status, il potere raggiunto faticosamente a seguito di una scalata sociale, secondo le logiche del profitto e del materialismo. In sostanza paura del cambiamento, cioè della vita stessa.

Le idee di Reich però, per quanto eretiche, non perirono in quel “rogo”. Diversi studiosi proseguirono in sordina quel filone di ricerca sfociando nei campi della bioenergetica, della psicosomatica, della radionica e dell’energetica vibrazionale.

Importanti attività di ricerca sono state condotte da Richard Blasband, Robert Morris, Courtney Baker, John Schleining, Jerome Eden e James DeMeo. Quest’ultimo scienziato statunitense, da oltre 30 anni continua gli studi di Reich sull’energia dell’orgone,dirigendo un laboratorio di ricerca nell’Oregon. Egli sostiene che l’energia orgonica, corrispettiva dell’etere del XIX secolo, è la forza vitale, una energia reale e tangibile che esiste nell’atmosfera, in forma libera e che ricarica anche noi, ricarica il terreno e gli alberi.

Tuttavia, le difficoltà nel portare avanti queste ricerche nell’ambito della scienza ufficiale, gli hanno fatto osservare: “In Occidente gli scienziati accademici sanno tutto e non gli si può insegnare niente. Sono consapevoli di quello che conoscono, ma non conoscono quello che non sanno. Un vero scienziato sa che esistono dei limiti alla conoscenza e che c’è bisogno di conoscere di più, di sapere quello che ancora non si sa e questo è molto raro”.

In circa un secolo di studi, diversi autori, sconosciuti al grande pubblico perché indistintamente derisi o ignorati, come Albert Abrams, Georges Lakhovsky, Giuseppe Calligaris, Alexander Gurwitsch, Jacques Benveniste, Pierluigi Ighina e molti altri, hanno seguito lo stesso filo conduttore nella ricerca, contribuendo enormemente alla scoperta delle Leggi della Natura, pur senza avere mai ricevuto nessun riconoscimento scientifico ufficiale.

Grazie a loro ed alla mentalità alternativa che pian piano sta emergendo, dovuta anche alla sempre crescente diffusione delle filosofie orientali, i ricercatori indipendenti più illuminati di oggi, stanno valutando una scoperta sensazionale: la possibilità che l’informazione biologica non venga trasmessa soltanto per via biochimica, ma anche per via elettromagnetica e attraverso il campo energetico (eterico, orgonico, vitale, o che dir si voglia) universale.

Ognuno di questi coraggiosi pionieri, meriterebbe un tributo personale ed almeno un articolo interamente dedicato, per la portata delle loro scoperte, ma non essendo ciò possibile, ho scelto di dedicare una nota in ricordo di un ricercatore italiano che mi ha commosso e affascinato nello stesso tempo, per il grande valore della sua opera, espressa con semplicità disarmante ed insieme, con solida consapevolezza di sé. I saccenti uomini di scienza ne hanno ignorato l’esistenza, la gente comune ha sorriso alle sue affermazioni ferme e quiete, beffandosi del suo desiderio di condividere le sue scoperte, troppo distanti dai luoghi comuni e dalle loro nozioni di scienze imparate a scuola.

Solo i bambini in visita al laboratorio di Pierluigi Ighina, nella loro innocente integrità, libera da sovrastrutture, si sono riempiti di meraviglia, a bocca aperta e col naso all’insù, osservando le nuvole che si aprivano nel cielo, proprio sopra l’elica rotante di Ighina, un’invenzione rivoluzionaria in grado di far piovere o di far tornare il sole, simile nel principio di funzionamento al Cloudbuster di Reich, potenzialmente in grado di risolvere il problema della siccità nei paesi poveri, ma che nessuno ha mai voluto prendere in considerazione per più approfondite indagini. Gli unici davvero interessati sono stati quei bambini delle elementari: “La più grande soddisfazione della mia vita!” ha ammesso Ighina, con il suo genuino sorriso edentulo e gli occhi umidi, in un’espressione di saggia lucidità che solo un decano della vita e della conoscenza può avere.

Pierluigi Ighina (1908-2004), per 10 anni allievo e collaboratore di Guglielmo Marconi, è stato uno scienziato e ricercatore controcorrente, pressoché sconosciuto al pubblico. Fondatore del Centro Internazionale Studi Magnetici di Imola, ha dedicato tutta la vita allo studio dell’elettromagnetismo e dell’atomo. Ha teorizzato il ritmo sole-terra secondo il quale dall’interazione dell’energia solare con quella terrestre si produce materia, attraverso l’Atomo Magnetico.

Nel suo libro “Il Monopòlo magnetico” Ighina spiega che l’energia solare è il monopòlo positivo dell’atomo magnetico che arriva alla terra a spirale, dalla terra riparte un’altra spirale verso il sole con segno negativo e così il ciclo si chiude. Il riflesso di questa energia, abbinato alla pulsazione che lo caratterizza, crea la vita ed ogni cosa animata o inanimata è segnata da un proprio ritmo.

Noi esistiamo in virtù di questa pulsazione vitale, di questa doppia spirale di energia che promuove il movimento che dà la vita. E’ straordinaria, a mio parere, e meriterebbe di essere indagata a fondo, l’analogia di questa descrizione con quella del DNA, la molecola della vita, soprattutto, alla luce delle più recenti ricerche, ancora embrionali, sul suo ruolo di “antenna biologica” rice-trasmittente a funzionamento elettromagnetico!

Nella sua ultima intervista, nel 1999, Pierluigi Ighina dichiarò: “Il 2000 è vicino, io ho poco tempo, ma sono avanti trent’anni. Gli scienziati invece sono molto indietro. Se mi dessero ascolto, se solo un poco mi ascoltassero, risolverebbero tutti i problemi del mondo. Ho 91 anni e da tanto tempo studio il magnetismo e molti fenomeni della fisica che ancora non sono stati capiti. Il secolo che sta per iniziare potrebbe cambiare la scienza. Non so se siete pronti per ascoltare queste cose, ma è bellissimo. Il sole è il centro della vita. Dentro il sole, al centro, abbiamo scoperto un cuore, un cuore pulsante che batte agli stessi ritmi del corpo umano, un cuore magnetico. Siete liberi di credere o no a quello che scrivo. Se ci credete, avrete capito i segreti del mondo, se non ci credete, per me è lo stesso…”.

Sono convinta che ognuno degli scienziati che ho citato avrebbe voluto che i propri studi non dovessero essere considerati un traguardo, bensì un punto di partenza, da approfondire ed integrare, correlare alle acquisizioni di altri, nel vero spirito della ricerca, per inseguire e perché no, raggiungere, quel “principio unificator” che è stato il sogno dei più grandi filosofi di ogni tempo.

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